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Mercoledì 19 novembre - La Parola del Signore

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Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”». Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. (Lc 19,11-18)

Il Signore, nel racconto di oggi, con quel gesto di sfida verso chi lo ostacolava ad essere re, vuole dirci che non dobbiamo, come il servo pauroso, seppellire i Talenti che ci ha dato, ma farli fruttare e essere pronti a condividerli.

Gesù, prendendo spunto dalla storia del suo tempo (Archelao, figlio di Erode, che era a Roma per ricevere l'investitura regale ma i Giudei chiedevano che non regnasse su Israele) vuole dirci che come Lui, che stava «...salendo verso Gerusalemme», sarebbe arrivata la resa dei conti e perderà la vita, ma Lui è sereno perché ha fatto fruttare “i talenti” del Padre.

Questo vuole provocare, anche me e te, perché in qualsiasi condizione sociale ci troviamo, non possiamo essere indifferenti, alle necessità dei fratelli, che sono chiusi alla Parola del Signore e finiscono per perdere anche i beni spirituali che erano in loro, se noi non riusciamo a far rinnovare, in loro, la possibilità di far mettere a frutto i doni ricevuti.
Ed io come condivido, per mettere a frutto, i doni che Dio mi ha dato? Nella famiglia o comunità cerchiamo di riconoscere e di valorizzare i doni di ogni persona?

Signore, donami l’ardire di far fruttare tutti i doni che Tu mi hai dato perché nessun fratello si perda ma che possa essere di stimolo e di aiuto anche per chi si è allontanato da te per ritrovare lo stimolo a riconoscere la Tua presenza in mezzo a noi. Amen

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